LABARBABIETOLA

portale di informazione in Umbria

10

dicembre 2013

LE NUOVE MOSTRE DI PALAZZO COLLICOLA: ATOLLO - GOLGOTA DI T. LANGE

Spoleto

Mostre

Doppio appuntamento sabato 14 dicembre, ore 15, a Palazzo Collicola Arti Visive di Spoleto che ospita il vernissage di due grandi progetti: Golgota di Thomas Lange, realizzata in collaborazione con Museum am Dom di Würzburg, a cura di Davide Sarchioni e G

LANGE - GOLGOTA
Thomas Lange (Berlino, 1957) è un artista tedesco appartenente alla generazione dei “Giovani Selvaggi”, emersa tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta dalla scena underground di Berlino Ovest, ancora la “città del muro”, rivendicando una pittura di esasperazioni gestuali e immediatezza cromatica, spinta ai limiti di un'esecuzione veloce e trasandata, come reazione alle sollecitazioni del clima storico, politico e culturale dell’epoca. Dal 1990 Lange stabilisce il suo atelier in Umbria e s’interessa ai repertori iconografici della storia artistica, inesauribile fonte d'ispirazione per la sua pittura esplosiva, seguendo un complesso percorso evolutivo che riflette sul significato delle immagini e sull'atto del dipingere in relazione al tempo. Nel suo lavoro si misura con passato, presente e futuro per elaborare nuove ipotesi su origine e destinazione dell'Uomo, così da ricongiungersi al presente e alla sua traduzione in immagini. Di recente Lange si è dedicato all'analisi del simbolo della croce, al suo peso culturale e alle sue valenze formali. E’ nato così il progetto GOLGOTA, ispirato alle narrazioni dei Vangeli e all'iconografia della Crocifissione di Gesù sul monte omonimo. Il tema della croce è stato affrontato attraverso quadri, sculture e oggetti, come emblema della sofferenza umana, della tortura, del martirio, ma anche della speranza per una vittoria della vita sulla morte, che allude alla salvezza e redenzione. In ogni lavoro Lange analizza tali significati attualizzandoli al proprio vissuto, alla cronaca sociale e alla cultura odierna, agendo per stratificazioni di memorie, così da riportare in luce quel messaggio universale che dal passato giunge al presente. Per Palazzo Collicola Arti Visive l'artista ha realizzato una grande installazione in dialogo con l'opera di Sten&Lex, rifacendosi a un'estetica del caos contemporaneo e della frammentarietà, in una commistione di linguaggi e sollecitazioni dove gruppi di opere, fra croci e sculture in ceramica e terracotta dipinta, sono state disposte coerentemente al fluire dei percorsi, producendo relazioni e traslazioni di significato. Il risultato è un'immagine di drammatica suggestione scenografica, nella continua dialettica tra cruda verità e attraente bellezza. Ad essa si collega il dittico “Ultima Spiaggia”, rappresentazione in chiave attuale degli episodi biblici “La Cacciata dal Paradiso” e “La tentazione”, qui ispirati a fotografie di una spiaggia per nudisti; e poi l'imponente infilata di 12 dipinti inediti denominati “Apostoli”, disposti in successione orizzontale nella Galleria. L'intervento nella Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo dialoga con gli affreschi datati tra il XII e il XVI secolo. Si tratta di una pala d'altare concepita come trittico, composta da tre lavori inediti della serie “Hommage a Rainer” e collocati nella zona absidale dalla quale discendono, come fiumi in piena, lunghe sindoni dipinte che ricreano un suggestivo caos cromatico. Presso la Casa Romana l'artista ha disposto diverse sculture in ceramica denominate “Bagnanti”: un riferimento all'arte classica ma ricolorate e abbigliate con stravaganti elementi come ombrelli, parrucche e tubi di scarico. Ad esse rispondono “Il letto di Euridice” e croci di ogni genere e dimensione che, spuntando in una sorta di allucinazione spaziale, mettono a confronto la cultura pagana con la simbologia cristiana. È come se Lange, sperimentando diverse soluzioni installative, volesse rintracciare nella messa in scena del Golgota, fra feticci e velleità, la verità del vivere umano, quel senso profondo dell'esistenza, fra sofferenza e redenzione. La mostra è accompagnata da un ampio catalogo, “Golgota”, a cura di Davide Sarchioni e edito da Jürgen Lenssen, Museum am Dom, Würzburg. Il volume ripercorre le tappe del progetto, con testi (tedesco/italiano) di Andrea B. Del Guercio, Francesca Fiorentini, Thomas Lange, Jürgen Lenssen, Gianluca Marziani, Hermann Neubert, Davide Sarchioni.


ATOLLO
STEFANO ABBIATI | CONDOMINIO
Quadri in forma di cubo, opere come finestre 20x20, aperture seriali su un ideale meta-condominio che lascia scoprire la vita “domestica” dei suoi abitanti speciali. Abbiati ha raccolto immagini legate al divertimento, ai concorsi di bellezza, alla realtà dei cosplayer, ai party in piscina… le ha poi trasformate e metabolizzate nei modi processuali che lo contraddistinguono, agendo per passaggi connessi, secondo metodi di stratificazione che decretano la tensione organica dei soggetti, la biologia interna delle scene, dove tutto sembra in lenta consumazione come cellule verso il loro destino. Legno, tempera, plexiglas dipinto ma anche elementi in cartapesta per alimentare una figurazione tra memoria e aspettativa, evanescenza e impronta profonda. Abbiati conferma a Spoleto le raffinatezze concettuali del suo voyeurismo pittorico, un viaggio di modulazioni sensibili dei toni cromatici e dei temi intrapresi, sul limbo metodico tra carne e spirito, materia e codice teorico. Un percorso che indaga memorie pubbliche e private, abitudini popolari e idolatrie, su quel bilico articolato tra echi letterari e impianto filosofico. Gianluca Marziani: “L’arte di Abbiati sta crescendo a una velocità biologica che ricorda i processi chimici, quel loro mescolarsi indefesso e accelerato che elabora risultati prevedibili e al contempo inaspettati. Disegno e colore si fondono in una matrice mineralizzata, simile alla morbidezza gelatinosa del vetro in lavorazione. La forma che noi vediamo, per capirci, è il risultato del processo interiore, lo specchio di una progressione tra stadi della materia e passaggi del pensiero teorico.” Luca Beatrice: “L’immagine, non rispettando il fine mimetico, non è più un luogo di rivelazioni, ma d’identificazioni fantastiche che evocano o rilasciano significati altri. Il rappresentabile è solo il medium per veicolare risonanze e dissonanze con la propria memoria storica.” Alberto Mugnaini: “Dietro ai dipinti c’è un’apertura culturale che lo porta a spaziare dai miti classici alle idolatrie contemporanee, e che gli concede l’agio di isolare e sviluppare motivi e iconografie che mettono a nudo una vulnerabilità originaria dell’individuo, soggetto e depositario di un pathos le cui radici affondano in una dimensione immemoriale. Il suo è un incedere nei territori del grottesco, su una scena tragicomica calata in uno stato di regressione esistenziale, in un clima di degenerazione in cui si solidificano fantasmi dell’inconscio e affiorano lineamenti dispersi e confusi negli annuari della storia dell’arte.”
Courtesy Romberg Contemporanea
www.stefanoabbiati.it

TERESA EMANUELE | VARIAZIONI
La rielaborazione incessante della “bellezza”… quasi un mantra che ricorre davanti alla ricerca fotografica di Teresa Emanuele, davanti ai suoi cicli sul paesaggio naturale e artificiale. Una visione in cerca del sublime spontaneo, dell’estasi in equilibrio, della forma come apparizione tra evanescenza e impatto solido. Il mondo narrato riguarda i nostri paesaggi, i luoghi dell’anima che desideriamo ma anche gli spazi del quotidiano che la vita ci assegna. Un progetto sul nodo ideale tra scienza e fantascienza, sul limbo che divide e avvicina le due dimensioni: il pragmatismo concreto da una parte, la visionarietà dall’altra. Emanuele sta nel punto mediano, sul crinale in cui la scienza ha bisogno d’istinto e la fantascienza chiede ragione e razionalità. La sua fotografia attraversa quel limbo con attitudine mercuriale, liquidamente plasmabile attorno alle cose, come un abito che si adagia in modo morbido, lasciando la sensazione accesa della materia ma anche del suo spirito aleggiante. Il titolo della mostra, VARIAZIONI, raccoglie in un termine il senso fatale di questo limbo, di una natura da registrare nelle sue variabili, nei suoi bagliori e trasparenze, nel buio modulare, negli esiti imprevisti che la luce provoca. Teresa Emanuele ha una predilezione per il bianco e nero, la via cromatica che meglio racconta le variazioni minime di un’atmosfera, un cambio climatico, una zona d’ombra, una fibrillazione delle foglie o delle nuvole. Anche la profondità di campo si esalta in un bianco e nero che in realtà è l’universo dei grigi, delle scale complesse, delle molte anime dentro uno stesso corpo di luce.
La mostra di Palazzo Collicola presenta una selezione di trasparenze digitali e il cosiddetto “shadow-box”, dove la luce artificiale scorre nel quadro per aumentare il carico luministico delle atmosfere narrate.
Anche le tecniche di stampa confermano il pittoricismo dell’artista, passando dalla grafica d’arte alla camera oscura, dalla stampa contemporanea alle sperimentazioni cinetiche (la proiezione delle ombre di stampe su plexiglas). La Natura che scopriamo è una danza tessile, un telaio germinativo che distribuisce filamenti e intrecci. L’occhio attento rivela un fragile equilibrio, colto nel puro istante del dialogo silenzioso, nel flusso prospettico che lancia lo sguardo verso un punto di fuga, come se la gravità del paesaggio fosse un circuito dinamico e incessante. Si sente il movimento bloccato, lo scatto metodico di una fotografia sempre più gassosa, così malleabile da tirar fuori la pelle pittorica del paesaggio. La potenza della natura che si adagia per un singolo istante, come una tempesta di William Turner, un mare di Hiroshi Sugimoto, un nero di Ad Reinhardt…
›› www.teresaemanuele.com



MAURO MAUGLIANI | EGO TE ABSOLVO
La mostra di Mauro Maugliani parte dal teatro di guerra, dal punto conflittuale, da un quadro controverso su cui si è parlato e scritto a profusione negli ultimi mesi. Ci riferiamo alla tela - IN GOD WE TRUST - che raffigura una donna in abito talare, vandalizzata da cinque sconosciuti nella galleria romana che la stava esponendo (Galleria L’Opera, mostra “Trialogo”). Oggi quel quadro diventa il muscolo cardiaco della personale spoletina: un viso femminile “ricucito” da un segno rosso che voleva ferire la simbologia iconoclasta e invece ne ha sottolineato la forza energetica, la detonazione iconografica, il potere di creare turbamento attraverso una diversità. Presentiamo la tela senza alcun restauro, mostrandone il processo biologico, la vita esogena dopo la vita elaborativa, il rilascio dei suoi flussi in termini socioculturali. Gianluca Marziani: “Sottolinerei la forza impavida che la pittura ancora sostiene. La fermezza metafisica dell’immagine dipinta non ha terminato il suo ciclo biologico, al contrario evidenzia una specie di assolutezza congenita e paradigmatica. La pittura come motore del sublime, del fantastico allegorico, della metafora profonda… l’opera di Maugliani parte dal realismo per giungere nel cuore della metafora epocale. Una maschera shakesperiana che non scivola nella provocazione; il viso come azione pura davanti al dubbio, un attraversamento dell’ovvio a favore del plausibile.”IN GOD WE TRUST ha assunto il valore di testimonianza del flusso storico, un ideale muro urbano che ha registrato la cronaca attraverso la nettezza di quel segno. Colpisce, in particolare, il timore reale che il quadro ha evocato: guardate il segno rosso e capirete che un certo ordine guidava la mano del vandalo, come se volesse seguire il profilo del volto, non uscire dal perimetro dello sguardo femminile, profanando il messaggio ma non la “sacralità” del valore artistico, dell’intensità emotiva, del realismo prospettico di un primo piano interrogativo. Essere guardati in quel modo da un’immagine implica una sfida, volente o meno si viene coinvolti nei sentimenti dietro il realismo: e finché sarà così significherà vita per l’arte e la sua profezia, le sue domande, la sua veggenza. EGO TE ABSOLVO è il titolo della mostra, deciso molto tempo prima dell’azione vandalica. Era difficile trovare una frase migliore per celebrare la sacralità della pittura e il suo disporsi generoso davanti al pubblico: protezione zero, corpo che si spoglia in piena coscienza, senza nascondimenti e anestetici. I ritratti nudi ribadiscono l’essenza della pittura come codice arcaico e attuale. Nessun filtro davanti a ciò che mostra il ciclo carnale, la consunzione e l’attitudine, la verità di pura pelle. E’ la vita con la sua crudezza, il suo tremore, la sua estasi.
Courtesy Galleria L’Opera e Romberg Contemporanea
›› www.mauglianiart.com

SILVIA MORANI | PARADISE LOST
La cultura video include molteplici esperienze “derivative”, legate ad ambiti linguistici che confluiscono nell’arte visiva attraverso la struttura e la filosofia del progetto filmico. In particolare, sono gli ambiti del Fashion Film a raccogliere alcune tra le più interessanti visionarietà odierne, regalando alla Moda una cognizione oltre l’essenza dell’abito, proiettando il vestire su un piano interpretativo e concettuale, dove gli stessi abiti possono scomparire a favore di spazi, corpi, geometrie, atmosfere, azioni, posture… E’ il fashion film che interroga l’interrogativo: per capire l’umano prima dell’artificiale, per svelare le idee prima delle azioni, per afferrare gli istinti attraverso l’analisi della ragione. PARADISE LOST è un doppio video al cui centro troviamo Adamo ed Eva, due adolescenti in stallo, bloccati nell’eterno desiderio, vittima e carnefice che mescolano i ruoli della loro partita terrena. Le immagini sono costruite con radici geometriche e risultati matematici, affinché la visione euclidea diventi spunto riflessivo sulla sofferenza, sui codici morali della cultura religiosa, sulle gabbie invisibili che ognuno si costruisce addosso. Quei corpi atletici si muovono dentro geometrie compresse, in una danza scenica tra vuoti astrali e pressioni barocche. Corpi attoriali di luce muscolare, scie solari tra condizione solida e gassosa, un eterno transito in avanti e indietro, il continuo presente che si aggancia alla sicurezza geometrica (la forma solida, il quadrato della sicurezza, della razionalità, del campo chiuso che protegge) e cerca orientamento tra gli orizzonti instabili del buio (la forma liquida in cui il movimento fisico somiglia a scie gassose che galleggiano in avanti). 2manycurators/Andrea Polichetti: Analizzandoli individualmente vediamo come Adamo il primo uomo porti sulle spalle il peso della realtà euclidea, facendosi carico della stabilità del quadrato, della sua forza regolare. Il primo mattone che costituisce il mondo intero, che viene inscritto però nel cerchio divino, la perfezione tanto agognata dall'uomo contemporaneo eternamente immerso nella ricerca, uno stato di movimento tanto reiterato da diventare statico. Adamo ne è consapevole, si aggrappa a queste geometrie ne è stupidamente fiero, sfida la forza di gravità pur di stare li eretto fiero e sconfitto da quello che ha davanti, la sua Eva, così per la quale ha perso il paradiso condannando se stesso alla sofferenza autoimposta, intrecciando un cilicio con le sue mancate qualità di maschio, incapace di prendere una decisione che sia buona per lui, diventando completamente maschio assoggettato com'è alla sua donna.
›› www.silviamorani.com

FRANCESCO PARETTI | ARTESIGN
Partire dalla ricerca di un designer, dai suoi prototipi e dagli oggetti finora prodotti in ambito industriale. Ragionare, attraverso il design, sulla forma scultorea, sullo spazio che la inquadra, sui legami contestuali che gli oggetti ricreano. Seguire lo spostamento da una funzione all’altra, scovando le molteplici nature di una forma autografa nello spazio abitabile.
La mostra di Francesco Paretti evidenzia questi passaggi dentro le sale di Palazzo Collicola. Un percorso per un principio finalizzabile: cercare le connessioni tra Arte, Architettura e Design.Paretti è un designer umbro con una decisa esperienza tra piano teorico e sviluppo pratico. Da tempo indaga molteplici ambiti del design industriale, cercando nuove soluzioni da applicare agli oggetti di lunga tradizione, plasmabili sulle ragioni funzionali del presente. La continuità con diverse aziende umbre dimostra l’attenzione di Paretti al territorio, indagato per segnali antropologici, evoluzioni socioculturali, impatto ambientale e progresso a misura d’uomo. Dal 1995 Paretti si occupa di design del prodotto (dal concept alla progettazione e successiva industrializzazione), di marketing e marketing strategico, spaziando tra molteplici ambiti (arredamento per interni ed esterni, prodotti per il bagno, oggetti per la casa e la tavola, illuminazione, elettronica consumer, trasportation, abbigliamento e accessori per lo sport). Le sale del museo verranno “ridisegnate” attraverso alcuni oggetti in produzione: la libreria Farnia, la lampada Bach, i tavolinetti Wiki, i bicchieri Botero, la Cioccolatiera, la lampada Slamplanet, i vasi Tubes, il portacandele Notte, il Cubolibro, le poltrone Inòndo… ogni oggetto verrà allestito secondo un cortocircuito interno, diventando un frammento poetico che legherà la propria forma alla natura e ai diversi aspetti del paesaggio reale. Un esempio: la libreria Farnia, archetipo di un albero in cartone stratificato, verrà installata assieme ad un prato finto e una proliferazione di foglie e rami in plastica, portando la dialettica tra naturale e artificiale, verità e finzione, ciclo e riciclo… Le sale del museo saranno trasformate in un ambiente abitativo dai connotati scultorei. Oggetti come attivatori dinamici del pensiero, volumi vitruviani che si prestano alla misura olistica dell’ambiente connettivo. Paretti ha immaginato i suoi prodotti come membrane interattive dentro una stessa rete di scambio. L’installazione assume le ragioni evoluzionistiche del bosco in cui convivono specie animali, diversità botaniche, cicli stagionali, criticità climatiche e interventi umani. Uno spazio che rompe la logica abitativa e inserisce una calibrata attinenza germinativa, dove ogni oggetto genera sviluppi e significati ulteriori, dove una posizione non è mai l’unica possibile, dove la funzione d’origine lancia soluzioni eventuali.
Il design si trasforma in un segno, una connessione Il design indaga le evoluzioni oltre la sua funzione Il disegno verso l’arte. Il design verso l’arte. Il segno dell’arte nel disegno del design: ARTESIGN
›› www.parettidesign.com

VINCENZO PENNACCHI | PRESENZE/INSIDE ME/IGLOO
Continua il processo elaborativo dell’artista negli ambienti di Palazzo Collicola. Da tre anni, in una limonaia ottocentesca che abbiamo chiamato Oasi Collicola, Pennacchi sta ragionando sull’archetipo della Domus, declinato nel tempo per sottrazioni, aggiunte e modifiche, secondo un progress mai definitivo che sta amplificando la biologia molecolare dell’opera. La Domus rappresenta un intervento “sartoriale” dentro le dimensioni da hortus conclusus del luogo. Non è la prima domus abitabile dell’artista ma sicuramente la più matura per sinestesia e armonia. Un oggetto prismatico e polimorfo, tra la pittura dinamica e la scultura installativa, funzionale e al contempo metafisico, asciutto nel suo disporsi tra strati di memorie e azioni.
La mostra odierna si divide in tre distinti progetti che convivono come parti di un’orchestrazione omogenea, rafforzando quel tema sinestetico in cui la pittura si estende sugli spazi abitabili, la scultura ingloba gli altri linguaggi, le materie vive si amalgamano al colore e viceversa. PRESENZE è un’installazione popolata da figure cui manca idealmente la parola. Corpi che calamitano il movimento dello spettatore dentro le trame polimorfe delle opere, dando alla figura un’intensità plastica che alza il volume emotivo e partecipativo. INSIDE ME è un’installazione di elementi pittorici, usati dall’artista in maniera bifacciale, così da richiamare l’uso delle pareti specchianti che già decostruiscono la domus nel cortile del museo e che ritroviamo, secondo soluzioni ad hoc, nella planimetria dell’igloo. Il visitatore potrà entrare fisicamente nell’opera, diventando un raccordo concreto tra i progetti esposti. IGLOO riparte da Mario Merz per dare alla citazione il carattere di un codice evolutivo, nello stesso modo in cui materiali e forme evolvono l’opera di Pennacchi verso un suo meta-spaziotempo. La domus cresce tramite fogli di carta da pacchi e si contamina con le tele di grandi dimensioni, generando circuiti virtuosi, nuovi processi architettonici, nuovi timbri sensoriali. Pennacchi costruisce elementi nello spazio per creare un circuito di opere dialoganti. Al contempo, chiede allo spazio di intraprendere una relazione intima con l’opera stessa, di partecipare alla relazione tra vuoti e pieni, ribaltando ogni certezza nel suo contrario, risolvendo i vuoti con la partecipazione e i pieni con la loro continua germinazione. Un circuito olistico in cui non esiste differenza tra il totale e i frammenti che lo compongono. Un ciclo biologico della creazione in cui l’opera metabolizza l’esterno per disegnare la sintesi della complessità. Gianluca Marziani: “…architettura biologica del vivente…”
www.vincenzopennacchi.it

NICOLA PUCCI | FULL CIRCLE
Così l’artista parla della sua pittura: “Osservo i comportamenti, m’interessano le cause che generano effetti, soprattutto sugli esseri viventi. Dall'osservazione scaturisce una nuova interpretazione della realtà in cui il possibile e l'improbabile si mischiano. Il movimento diventa elemento essenziale, focalizzato nel suo durante, ed è un moto senza compimento, un accadere senza succedere, pura sospensione di un gesto…”Le parole di Nicola Pucci evocano un processo biologico che parte dallo sguardo e attraversa l’esperienza quotidiana. Un circuito molecolare tra entropia e forza centrifuga dei corpi, una sorta di moto perpetuo che racchiude l’approccio pittorico e la sua continuità progettuale. E’ questa una precisa condizione focale dello sguardo ricevente (il modo in cui l’artista osserva il reale) e dell’immagine risultante (l’opera che vediamo), una taratura ottica che crea il timbro di personalità e collega assieme l’idea, l’approccio formale e il contenuto necessario (con i suoi molteplici rilasci di significato). Le immagini di riferimento sono disegni dell’artista o fotografie di doppia provenienza, alcune prelevate dal web, altre realizzate direttamente da Pucci. Il disegno permette appunti impulsivi, mentre le associazioni di foto prevedono un approccio più lento e razionale. Il risultato parla di verosimiglianza ma non di semplice realismo, è come se l’artista avesse inventato una propria lente Zeiss e un proprio codice luministico, un’atmosfera che amalgama i corpi pittorici, le loro contorsioni plastiche, gli scatti sinuosi, le posture anomale. Senti che circola quel moto centrifugo e gravitazionale, un’energia invisibile che teatralizza le scene e alza il livello del quotidiano, secondo accenni onirici che non sono mai puro sogno ma neanche piena aderenza al vero. Tra viaggio mentale e realtà, tra stranezza e plausibile, tra artificio e provocazione muscolare… sempre tra due dimensioni che si relazionano e ricreano qualcosa di inevitabile e al contempo inclassificabile, nel canone inverso della realtà “altra”.Pucci: “Pittoricamente amo la verosimiglianza della realtà, mi accanisco su quel dettaglio, cerco di dargli la terza dimensione rispetto al resto. Poi il lavoro si sviluppa strato su strato con decine di velature e pennellate più o meno materiche. Cerco di farmi guidare dalle linee delle immagini, a quel punto vorrei che tutto diventasse sospeso, che il tratto preciso e definito lasciasse il posto al gesto emozionale...”
›› www.nicolapucci.it


Contatti stampa Palazzo Collicola | info@palazzocollicola.it
Contatti stampa Sistema Museo | ufficiostampa@sistemamuseo.it

Oggi in edicola

31

08/2020

I RISULTATI DELLA 63a EDIZIONE

Spoleto

Concerti

Ridotta drasticamente nei giorni e nelle rappresentazioni a causa dell’emergenza sanitaria, questa edizione speciale è stata pensata e realizzata su misura per garantire la sicurezza dei lavoratori, d ... segue

30

08/2020

A Luca Zingaretti il Premio Monini 2020

Spoleto

Eventi

Luca Zingaretti ha ricevuto oggi alle 17.30 a casa Menotti dalle mani di Maria Flora Monini il Premio “Una finestra sui Due Mondi”, l’11° della serie da quando il Premio fu istituito nel 2010 dalla fa ... segue

30

08/2020

TREVI ... QUASI INCANTO IL VIATOR L'ESTIMA

Trevi

Cultura

A settembre vengono proposte ai cittadini di Trevi e ai turisti una serie di visite inconsuete dal titolo Trevi … quasi incanto il viator l’estima. Questa nuova iniziativa è curata da Carlo Roberto P ... segue

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08/2020

FESTIVAL DI SPOLETO: IL SALUTO DI GIORGIO FERRARA

Spoleto

Eventi

I risultati sono sotto gli occhi di tutti, merito prima di tutto della mia straordinaria squadra di collaboratori, delle maestranze, dei tantissimi artisti nazionali e internazionali, del pubblico sem ... segue

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08/2020

TREVI ... QUASI INCANTO IL VIATOR L'ESTIMA

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04/2020

IL CARTELLONE DELLA 63ma EDIZIONE DEL FESTIVAL DI SPOLETO E' PRONTO

Spoleto

Cultura

Una messa in scena imponente, come sempre in Piazza Duomo, con la rilettura dell'Orfeo di Monteverdi composta da Luciano Berio nell'84, oggi ricreata da Pier Luigi Pizzi, che al tempo ne curò la regia ... segue

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02/2020

LIBRI AL MUSEO DI TREVI

Trevi

Libri e editoria

Domenica 8 marzo 2020, ore 17, nella Sala dello Spagna del Museo di Trevi, verrà presentato il libro di Lorella Natalizi “Racconti per Cristina”, edito da Il Seme Bianco nella collana Gelsomino. La pr ... segue

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02/2020

Libri al Museo di Trevi

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02/2020

AL MUSEO DI TREVI SI PARLA DI FILOSOFIA

Trevi

Libri e editoria

Introdurrà Carlo Roberto Petrini, Storico dell’Arte, Museo di Trevi, al quale si deve l’iniziativa di Libri al Museo, in collaborazione con Francesca Lovelock della Amministrazione del Comune di Trevi ... segue

08

02/2020

IL NUOVO ROMANZO DI FABIO BUSSOTTI L'AMICO DI KEATS

Trevi

Libri e editoria

Sabato 15 febbraio 2020, ore 17, nella Sala dello Spagna del Museo di Trevi, prende il via “Libri al Museo”, edizione 2020. Verrà presentato il nuovo romanzo di Fabio Bussotti, L’amico di Keats, edit ... segue

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I RISULTATI DELLA 63a EDIZIONE

Spoleto e 31/08/2020
Ridotta drasticamente nei giorni e nelle rappresentazioni a causa dell’emergenza sanitaria, questa edizione speciale è stata pensata e realizzata su misura per garantire la sicurezza dei lavoratori, degli artisti e del pubblico, oltre che, naturalmente, la qualità artistica e l’eccellenza che contraddistinguono la manifestazione.
Il Festival ha presentato otto spettacoli con artisti italiani di rilievo internazionale: fra gli altri, Roberto Abbado, Andrea Battistoni, Monica Bellucci, Roberto Capucci, Silvia Colasanti, Emma Dante, Ottavio Dantone, Rosa Feola, Isabella Ferrari, Riccardo Muti, Pier Luigi Pizzi, Beatrice Rana, Luca Zingaretti.
Il pubblico ha partecipato numeroso nei due simbolici luoghi del Festival scelti per le rappresentazioni all’aperto di questa edizione: Piazza Duomo e il Teatro Romano.
In Piazza Duomo la capienza autorizzata nel primo fine settimana è stata di 620 posti, mentre al Teatro Romano è stata di 280. Capienze che sono aumentate nel secondo fine settimana con l’autorizzazione fino a 1000 posti per il Concerto finale in Piazza Duomo e 320 posti per gli spettacoli al Teatro Romano.
Sono stati emessi 3.796 biglietti per un incasso totale delle otto serate di 223.294 euro.
Quest’anno il Festival ha offerto al pubblico da casa la possibilità di assistere ad alcuni degli spettacoli in diretta streaming su festivaldispoleto.com, repubblica.it e italiafestival.tv.
Sono state 51.185 le visualizzazioni degli spettacoli in streaming, alle quali si aggiungeranno quelle del concerto finale.
I media hanno dedicato al Festival grande attenzione. Dall’1 gennaio al 30 agosto 2020 le uscite totali stampa e web sono state 2.662 (uscite stampa 636 - uscite web 2026), mentre i passaggi radio e su TV nazionali sono stati 59 (passaggi TV 44 - passaggi radio 15).
Sui social della manifestazione sono state 4.106.606 le impression della pagina Facebook, 58.124 le visualizzazioni Tweet e 350.206 le impression dei contenuti Instagram.


A Luca Zingaretti il Premio Monini 2020

Spoleto e 30/08/2020
Luca Zingaretti ha ricevuto oggi alle 17.30 a casa Menotti dalle mani di Maria Flora Monini il Premio “Una finestra sui Due Mondi”, l’11° della serie da quando il Premio fu istituito nel 2010 dalla famiglia spoletina dell’olio extra vergine.

“Presente al Festival dei Due Mondi nelle vesti di interprete, regista e drammaturgo, con lo spettacolo La sirena, il riconoscimento va alla sua versatilità, alla sua bravura interpretativa, al suo carisma”- si legge nelle motivazioni della giuria, presieduta dal Direttore del Festival Giorgio Ferrara e composta dal Sindaco di Spoleto e Presidente della Fondazione Festival dei Due Mondi, Umberto De Augustinis, e dai promotori del premio, Maria Flora e Zefferino Monini.

“Attore italiano tra i più amati, - continuano le motivazioni ufficiali - dopo aver esordito nei primi anni ottanta come attore di teatro con i registi Ronconi, Mattolini e Sequi, Luca Zingaretti ha continuato ad alternare alla carriera teatrale quella cinematografica e televisiva, raggiungendo grandissimo successo di pubblico e critica. Oltre ad aver preso parte al cast di numerosi film di successo, ha saputo interpretare con sicura tecnica recitativa ruoli molto impegnati sia per il cinema che per la televisione, prestando il volto a personaggi realmente esistiti, da Pietro Nenni a Giorgio Perlasca, da Paolo Borsellino ad Adriano Olivetti, fino a Don Pino Puglisi”.

La cerimonia, causa Covid, si è svolta in forma strettamente privata sulla storica terrazza di Casa Menotti che conserva tutti gli arredi originali del salotto del Maestro che qui riceveva e teneva i suoi celebri aperitivi con le tante star internazionali del Festival da lui creato. Come vuole la tradizione, Luca Zingaretti si è affacciato alla finestra di Casa Menotti per la foto di rito e il suo ritratto andrà ad arricchire la galleria di grandi protagonisti dello spettacolo emuli del saluto affettuoso che Menotti riservava al pubblico su Piazza del Duomo.

“Ritorno a Spoleto con grande piacere dopo 38 anni, quando giunsi al Festival con l’Accademia Silvio D’Amico appena terminato il mio anno di servizio militare e allora l’atmosfera del Festival mi aveva ridato gioia ed entusiasmo, la ricordo come una vera rinascita. Lo è tuttora, ritornando a Spoleto nelle vesti che mi sono più congeniali, da attore di teatro perché solo il teatro può dare carica e indescrivibile energia ad un attore” ha commentato Luca Zingaretti.

“Ammiro molto Zingaretti per tutto il suo percorso professionale soprattutto teatrale e per l’intensità con cui ha saputo rendere la figura di grandi imprenditori e protagonisti della nostra storia. Naturalmente amo moltissimo anche il “suo” commissario Montalbano ed è stata una grande emozione vederlo affacciarsi per una volta da una finestra su Spoleto anziché dalla famosa verandina di Marinella” ha commentato Maria Flora Monini. “Il suo volto non poteva mancare nella galleria dei “Ritratti alla Finestra”, realizzati in occasione del Premio dal 2010 e oggi in mostra a Casa Menotti”.

Nella stessa serata, alle 18.00, sempre a Casa Menotti, è stato assegnato anche il Premio Speciale giovani “Una Finestra sui Due Mondi” che ha premiato la soprano casertana Rosa Feola, al Festival come interprete del Concerto finale in Piazza Duomo, diretta dal Maestro Riccardo Muti e al fianco dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.

Il riconoscimento a Rosa Feola, si legge nelle motivazioni “va alla sua determinazione, alle sue eccellenti capacità tecniche e alle sue spiccate doti espressive che la rendono una ambasciatrice nel mondo del più amato patrimonio operistico italiano. Giovane talento, ma già stella internazionale della lirica, il soprano di origini campane Rosa Feola fa già parlare di sé in tutto il mondo. Conquistatasi l’attenzione internazionale vincendo il Concorso Operalia 2010 presieduto da Placido Domingo, tenutosi alla Scala di Milano, sta collezionando importanti successi ed entusiastici consensi di pubblico e di critica. La contraddistinguono eleganza scenica e una voce perfetta nell’incarnare sia le figure più brillanti del melodramma, che quelle tragiche. Le sue doti interpretative sono senza dubbio costruite nella perfezione grazie a uno studio serio, costante e approfondito nel tempo. Diretta dai più importanti maestri e registi, ha al suo attivo partecipazioni con le orchestre più prestigiose. L’attività internazionale la vede prendere parte a produzioni nei teatri di Zurigo, Monaco, Pechino, Salisburgo, Chicago, New York, Washington, Barcellona, Berlino, Londra, Madrid”.

Anche Rosa Feola ha posato per l’immancabile Ritratto alla finestra e Maria Flora Monini ha voluto ricordare le motivazioni di questo particolare riconoscimento: “Il Premio Speciale giovani vuole offrire una ribalta a talenti già di grande levatura artistica, favorendone l’affermazione e incoraggiandone la crescita professionale. Rosa Feola riceve oggi il nostro Premio non solo per le sue grandi doti, ma come simbolo della grande scuola italiana operistico-musicale”.



11 anni di premi

L’assegnazione a Casa Menotti dei Premi Monini “Una finestra sui Due Mondi” è entrata ormai a far parte integrante del programma del Festival di Spoleto a cui l’azienda umbra dell’olio extra vergine è vicina da sempre.

Il 63mo Festival dei Due Mondi segna l’11mo anniversario del Premio. Fortemente voluto dalla famiglia Monini, il premio è stato istituito nel 2010 dopo che la Fondazione Monini, presieduta da Maria Flora Monini, aveva acquistato la casa del Maestro Giancarlo Menotti, fondatore del Festival di Spoleto.

Proprio alla finestra di Casa Menotti il Maestro si affacciava per salutare il pubblico dei 2Mondi insieme ai grandi artisti ospiti del Festival.

La Fondazione Monini ha recuperato la casa per realizzarvi un museo e un centro di documentazione sul Festival, mentre la famiglia Monini ha voluto riportare in vita la tradizione di quel saluto, mai dimenticata, della kermesse spoletina.

Così ogni anno vengono assegnati da Maria Flora e Zefferino Monini il Premio “Una Finestra sui Due Mondi” a un big del Festival e il Premio Speciale “Una Finestra sui Due Mondi” a una giovane leva pronta a trasformarsi in superstar: per tradizione i vincitori vengono ritratti, subito dopo la cerimonia di premiazione, alla finestra di Casa Menotti, immortalati da uno scatto fotografico.

Il primo vincitore di “Una Finestra sui Due Mondi” fu John Malkovich nel 2010, affiancato dal Premio ad honorem alla grandissima Adriana Asti. Da allora la statuetta, che raffigura in forma stilizzata proprio la finestra di Casa Menotti, è stata consegnata a superstar internazionali del calibro di Michail Baryšnikov, Willem Dafoe e Tim Robbins, all’attore Claudio Santamaria, alla musa degli esistenzialisti Juliette Gréco, a grandi attrici del nostro cinema come Alba Rohrwacher o internazionali come Victoria Thierrée Chaplin, figlia del grande Charlie. Il premio del decennale è stato assegnato l’anno scorso a Stefano Bollani che ha regalato agli ospiti un’improvvisazione pianistica jazz allo Steinway del 1956 che fu di Giancarlo Menotti.

I premi “speciale giovani” sono stati nell’ordine il soprano slovacco Adriana Kučerová, la voce bianca Thomas Copeland, il compositore e pianista Matthew Aucoin, l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, il danzatore Shizen Kazama, la soprano Emily D’Angelo, il violoncellista Santiago Canón, il tenore Brian Michael Moore, la soprano Benedetta Torre e nel 2019 Pierre-Antoine Bardot, talento dell’École-Atelier Rudra Béjart di Losanna.

TREVI ... QUASI INCANTO IL VIATOR L'ESTIMA

Trevi e 30/08/2020
A settembre vengono proposte ai cittadini di Trevi e ai turisti una serie di visite inconsuete dal titolo Trevi … quasi incanto il viator l’estima. Questa nuova iniziativa è curata da Carlo Roberto Petrini e Federico Donnini, giovane storico dell’arte.
Raccontare la città, le sue piazze, biblioteche, vie, strade, ville, palazzi, chiese e monumenti e musei ai propri cittadini e turisti in maniera inconsueta, partendo da ciò che abitualmente non si vede, non si racconta nelle guide turistiche, come ad esempio il ruolo che hanno avuto le piazze nel corso della storia.
Sabato 5 settembre il debutto, con partenza alle ore 18 da piazza del Comune. Simonetta e Giuseppina Prosperi Valenti racconteranno il loro palazzo nobiliare. Sabato 19 settembre alle ore 18,30 Federico Donnini racconterà la Chiesa di Santa Croce in Piaggia di Trevi. Conclude la serie di visite guidate inconsuete, Carlo Roberto Petrini, il quale la sera del 26 settembre (ore 18,30) racconterà il Duomo di sant’Emiliano, la chiesa madre del territorio di Trevi. Si tratta insomma di guidare i visitatori, all'interno di un percorso cittadino che garantisca di far vivere esperienze, attraverso il patrimonio artistico culturale, gli antichi saperi artigiani o degustare le tipicità del luogo. Le singole visite sono state affidate a studiosi di prim’ordine. Prossimi appuntamenti ad ottobre.

FESTIVAL DI SPOLETO: IL SALUTO DI GIORGIO FERRARA

Spoleto e 29/08/2020
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, merito prima di tutto della mia straordinaria squadra di collaboratori, delle maestranze, dei tantissimi artisti nazionali e internazionali, del pubblico sempre in crescita, dei sostenitori pubblici e privati, che mi hanno accompagnato in questi anni.

Per quanto riguarda me ho l’orgoglio di aver iniziato questa splendida avventura in un momento di grave declino della manifestazione e di essere riuscito con l’aiuto di tutti a riportarla in vita.

Con questo spirito passo il testimone alla signora Monique Veaute certo che dirigerà questo festival come nelle sue migliori tradizioni e spero con doti di esperienza e di resistenza. In bocca al lupo a lei e, aggiungo, a tutti noi alle soglie di un autunno che potrebbe non essere facile.

Giorgio Ferrara



TREVI ... QUASI INCANTO IL VIATOR L'ESTIMA

Trevi e 28/08/2020
A settembre vengono proposte ai cittadini di Trevi e ai turisti una serie di visite inconsuete dal titolo Trevi … quasi incanto il viator l’estima. Questa nuova iniziativa è curata da Carlo Roberto Petrini con la collaborazione di Federico Donnini, giovane Storico dell’Arte.
Raccontare la città, le sue piazze, biblioteche, vie, strade, ville, palazzi, chiese e monumenti e musei ai propri cittadini e turisti in maniera inconsueta, partendo da ciò che abitualmente non si vede, non si racconta nelle guide turistiche, come ad esempio il ruolo che hanno avuto le piazze nel corso della storia.
Sabato 5 settembre il debutto, con partenza alle ore 18 da piazza del Comune. Simonetta e Giuseppina Prosperi Valenti racconteranno il loro palazzo nobiliare. Sabato 19 settembre alle ore 18,30 Federico Donnini racconterà la Chiesa di Santa Croce in Piaggia di Trevi. Conclude la serie di visite guidate inconsuete, Carlo Roberto Petrini, il quale al Museo di Trevi la sera del 26 settembre (ore 18) racconterà l’arte della stampa al torchio. Si tratta insomma di guidare i visitatori, all'interno di un percorso cittadino che garantisca di far vivere esperienze, attraverso il patrimonio artistico culturale, gli antichi saperi artigiani o degustare le tipicità del luogo. Le singole visite sono state affidate a studiosi di prim’ordine. Prossimi appuntamenti ad ottobre.

IL CARTELLONE DELLA 63ma EDIZIONE DEL FESTIVAL DI SPOLETO E' PRONTO

Spoleto e 23/04/2020
Una messa in scena imponente, come sempre in Piazza Duomo, con la rilettura dell'Orfeo di Monteverdi composta da Luciano Berio nell'84, oggi ricreata da Pier Luigi Pizzi, che al tempo ne curò la regia nel cortile di Palazzo Pitti a Firenze. Aprirà così, almeno sulla carta, Spoleto63, il prossimo Festival dei due mondi, l'ultimo con la direzione di Giorgio Ferrara, atteso secondo programma dal 26 giugno al 12 luglio. Fra tre mesi. E mentre uno dopo l'altro tutti i grandi festival europei di primavera, da Cannes all'Eurovision Song Contest, posticipano o annullano le proprie date, a Spoleto si tiene duro e si spera davvero di farcela ad andare in scena. Il cartellone è pronto. Manca solo che il Paese, il mondo, possa uscire dal tunnel coronavirus.

"Abbiamo lavorato per offrire al pubblico diciassette giorni di grande spettacolo - racconta Giorgio Ferrara -. Il cartellone è pronto ed è mio desiderio comunicarlo, in questo momento di grande angoscia per l'Italia e il mondo intero. Spero possa contribuire a risollevare qualche animo e a dimostrare che lo spettacolo e la cultura non si fermeranno mai. Con l'auspicio che la città di Spoleto possa anche quest'anno aprire i suoi palcoscenici all'Arte in tutte le sue forme, è un piacere per me informare anche che tutti gli artisti e le compagnie previste continuano a esprimere la loro volontà di esserci". E allora, in attesa di buone notizie, a farla da padrone, come da tradizione, a Spoleto63 sarà la musica. Non solo con l'eclettica rivisitazione di Berio, che esplora l'Orfeo tra nuove interazioni sonore di plettri, bande di ottoni, rock band e suoni elettronici. Ma anche con il Melologo per orchestra, coro e voce recitante, tratto dalle Eroidi di Ovidio che il Festival ha commissionato a Silvia Colasanti. E poi The pilot and the ballerina, nuova opera del formidabile duo musicale statunitense delle CocoRosie, con le coreografie di Ira Anufrieva; e Ute Lemper e le Songs from the broken heart.

Grandi celebrazioni per i 250 anni dalla nascita di Beethoven, tra il concerto finale con James Conlon alla guida dell'Orchestra Giovanile Italiana nella Quinta e Settima Sinfonia; Le creature di Prometeo, tra sfilata e balletto, con l'Orchestra del Carlo Felice diretta da Andrea Battistoni e i costumi originali di Roberto Capucci; l'Eroica con John Neumeier e i 100 ballerini dell'Hamburg Ballet; e lo spettacolo Beethoven. La musica della vita per Corrado Augias e Giuseppe Fausto Modugno al pianoforte. Maestri e dive nella sezione Teatro, a partire da Monica Bellucci in Maria Callas. Lettres et mémoires, testo costruito sulle lettere scritte dalla soprano tra il 1946 e il 1977. Emma Dante porta in anteprima assoluta Pupo di zucchero, spettacolo ispirato alla lingua di Gianbattista Basile, con un vecchio che per sconfiggere la solitudine invita a cena i defunti della famiglia. Il regista lituano Rimas Tuminas torna invece a Spoleto per i trent'anni del The State Small Theatre of Vilnius, con due pièce di Anton Cechov, Tre sorelle, nel suo storico adattamento, e il monologo I danni del tabacco.

E ancora, Luca Zingaretti con La sirena da Giuseppe Tomasi di Lampedusa; Massimiliano Civica nell'omaggio a Massimo Troisi de La mosca e l'angelo; Amos Gitai sul tema della guerra in A letter to a friend in Gaza; Ferdinando Bruni e Francesco Frongia con The Laramie Project di Moises Kaufmann, sul caso dello studente Matthew Shepard brutalmente ucciso in Wyoming nel 1998 per dio omofonico; Romeo Castellucci con l'improvvisazione di Bros; Euridice Axen in Settimo senso da Ruggero Cappuccio; Luchino Giordana ed Ester Tatangelo, che dirigono Home, I'm darling di Laura Wade, testo vincitore del Laurence Olivier Award 2019 sul rapporto tra uomo e donna al ritmo di un jive. Per la danza, è in arrivo il San Francisco Ballet con From Balanchine to Occhipinti e l'opera tango Maria de Buenos Aires, su libretto di Horacio Ferrer e musica di Astor Piazzolla, con il Ballet de l'Opéra National du Rhin e La Grossa - Tipica Orchestra of the Maison de l'Argentine.

LIBRI AL MUSEO DI TREVI

Trevi e 28/02/2020
Domenica 8 marzo 2020, ore 17, nella Sala dello Spagna del Museo di Trevi, verrà presentato il libro di Lorella Natalizi “Racconti per Cristina”, edito da Il Seme Bianco nella collana Gelsomino. La presentazione cade nel giorno in cui si celebra la giornata internazionale della donna.
Introdurrà Carlo Roberto Petrini, Storico dell’Arte, Museo di Trevi, al quale si deve l’iniziativa di Libri al Museo, in collaborazione con Francesca Lovelock della Amministrazione del Comune di Trevi e la Società Sistema Museo. Interverrà per l’occasione Nerina Marzano, docente di lettere.
Racconti per Cristina: I personaggi che incontrerete negli undici racconti che compongono la raccolta "Racconti per Cristina" di Lorella Natalizi sono legati a doppio nodo con il lettore. Il tempo personale e quello narrativo li renderà complici tra le righe e gli spazi delle pagine. I personaggi, a tempo debito, daranno la chiave al lettore per permettergli di entrare negli squarci del vissuto. I protagonisti, con slancio generoso e genuino, non nasconderanno sogni, delusioni e piccolezze. Il lettore sentirà i loro sforzi, conoscerà la loro lingua, annuserà gli odori dei loro paesaggi e la profondità dei significati, rintracciati nelle linee o macchie di colore. Il lettore e i personaggi diventeranno un tutt'uno, sarà impossibile non riconoscersi nei momenti d'amore, nella paura, nei pregiudizi, nella speranza e nella consapevolezza che è impossibile chiudere gli occhi dinanzi al moto circolare della vita e alle sue drastiche cesure.

Libri al Museo di Trevi

Trevi e 28/02/2020
Domenica 8 marzo 2020, ore 17, nella Sala dello Spagna del Museo di Trevi, verrà presentato il libro di Lorella Natalizi “Racconti per Cristina”, edito da Il Seme Bianco nella collana Gelsomino. La presentazione cade nel giorno in cui si celebra la giornata internazionale della donna.
Introdurrà Carlo Roberto Petrini, Storico dell’Arte, Museo di Trevi, al quale si deve l’iniziativa di Libri al Museo, in collaborazione con Francesca Lovelock della Amministrazione del Comune di Trevi e la Società Sistema Museo.
Racconti per Cristina: I personaggi che incontrerete negli undici racconti che compongono la raccolta "Racconti per Cristina" di Lorella Natalizi sono legati a doppio nodo con il lettore. Il tempo personale e quello narrativo li renderà complici tra le righe e gli spazi delle pagine. I personaggi, a tempo debito, daranno la chiave al lettore per permettergli di entrare negli squarci del vissuto. I protagonisti, con slancio generoso e genuino, non nasconderanno sogni, delusioni e piccolezze. Il lettore sentirà i loro sforzi, conoscerà la loro lingua, annuserà gli odori dei loro paesaggi e la profondità dei significati, rintracciati nelle linee o macchie di colore. Il lettore e i personaggi diventeranno un tutt'uno, sarà impossibile non riconoscersi nei momenti d'amore, nella paura, nei pregiudizi, nella speranza e nella consapevolezza che è impossibile chiudere gli occhi dinanzi al moto circolare della vita e alle sue drastiche cesure.
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AL MUSEO DI TREVI SI PARLA DI FILOSOFIA

Trevi e 27/02/2020
Introdurrà Carlo Roberto Petrini, Storico dell’Arte, Museo di Trevi, al quale si deve l’iniziativa di Libri al Museo, in collaborazione con Francesca Lovelock della Amministrazione del Comune di Trevi e la Società Sistema Museo.
Simone Fagioli, spoletino, insegna al liceo Classico Europeo “Santa Maria degli Angeli” nel cuore antico della città, ci parlerà della “Retorica” di Aristotele, la quale si propone come strumento in grado di salvare e guarire una società in stato di abbandono etico-culturale. Insomma possiamo dire come ai nostri giorni.
Infine l’autore del testo , parlerà di come viene utilizzato il termine “filosofia” che nel linguaggio comune viene usato quasi sempre in senso spregiativo, pensando a espressioni come “Smettila di filosofeggiare” in riferimento ad una persona che sta facendo un discorso troppo ideale e poco pratico; oppure “Prendila con filosofia” per invitare una persona a superare un momento negativo con una certa leggerezza la, mentre la filosofia era caratterizzata da una dimensione fortemente comunitaria e veniva praticata in spazi pubblici insieme alle persone; è nota, per esempio, la figura di Socrate che interroga i suoi concittadini attorno alle questioni più salienti dell’esistenza di un uomo lungo le strade di Atene e nell’agorà. Nella Scuola peripatetica fondata da Aristotele, per fare un altro esempio, gli allievi avevano l’abitudine di discutere insieme ai loro maestri in giardino passeggiando. La filosofia, dunque, è nata non per essere insegnata ma per essere praticata: il pensiero filosofico greco è scaturito e si è nutrito costantemente del dialogo e dell’incontro tra persone mosse dal desiderio di discutere di democrazia, leggi, origine delle cose, bene e male e bello. Tutto questo ci viene spiegato con stile confidenziale da Simone Fagioli, partendo dal bel libro di recente pubblicazione.

IL NUOVO ROMANZO DI FABIO BUSSOTTI L'AMICO DI KEATS

Trevi e 08/02/2020
Sabato 15 febbraio 2020, ore 17, nella Sala dello Spagna del Museo di Trevi, prende il via “Libri al Museo”, edizione 2020. Verrà presentato il nuovo romanzo di Fabio Bussotti, L’amico di Keats, edito da Mincione, Roma. Introdurrà Carlo Roberto Petrini, Storico dell’Arte, Museo di Trevi, al quale si deve l’iniziativa di Libri al Museo, in collaborazione con l’Assessorato del Comune di Trevi e la Società Sistema Museo. Una serie di incontri con romanzieri, storici dell’arte e filosofi che presenteranno le loro opere.
Fabio Bussotti, trevano, ora residente a Roma, attore, drammaturgo, sceneggiatore e traduttore, con il nuovo romanzo, il sesto della serie del commissario Bertone, racconta l'ultima avventura del commissario Flavio Bertone.
Una sera di febbraio del 1821 muore a Roma, tra le braccia dell’amico Severn, il poeta John Keats. Sempre a Roma, una mattina di settembre del 2018, muore, travolto da un tram, un ragazzo di 17 anni che conosceva il segreto che Keats aveva svelato a Severn poco prima di morire.
Il commissario Bertone si lascia coinvolgere in una storia di forti passioni, di segreti inconfessabili, di poesie d’amore senza tempo e di spietati boss del narcotraffico che, grazie alla protezione di funzionari corrotti, scorrazzano indisturbati per tutta Europa.
L’amico di Keats è il sesto romanzo della serie del commissario Bertone, dopo L’invidia di Velázquez (Sironi 2008), Il cameriere di Borges, tradotto in spagnolo, Le lacrime di Borromini, Al cuore di Beckett e San Francesco a Central Park per i tipi di Editions Mincione.
Il curatore

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